Cacciari su Psicodemocrazia: la politica è anche irrazionalità e affonda nel reale

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Come le passioni influenzano la democrazia? Ne parleranno il filosofo Massimo Cacciari, il politologo Angelo Panebianco e il sindaco Furio Honsell domani alle 17.30 nell’aula 9 del palazzo Toppo Wassermann, in via Gemona 92, in occasione della presentazione del libro “Psicodemocrazia. Quanto l’irrazionalità condiziona il discorso pubblico” (Mimesis 2016) del filosofo e assessore all’innovazione Gabriele Giacomini. Porteranno i saluti Angelo Vianello per l’università di Udine e Luca Taddio per la casa editrice Mimesis. L’incontro sarà moderato dal direttore del Messaggero Veneto Omar Monestier. Anticipiamo qui una conversazione fra Giacomini e Cacciari.

Giacomini. «”Psicodemocrazia” parla del rapporto fra irrazionalità e democrazia. Quanto l’irrazionalità è presente in democrazia? Problemi come quelli dell’immigrazione sembrano difficili da affrontare razionalmente».

Cacciari. «Se la politica fosse risolvibile in una razionalità allo scopo, perfettamente calcolabile, cesserebbe di essere politica e sarebbe un’altra attività. Sarebbe come chiedere al Papa di essere laico. La politica è un’ars, qualcosa che si può accordare di volta in volta alle situazioni contingenti che si presentano, tenendo conto di comportamenti che non sono razionali, come spiega bene il libro. Per questo ci può essere una scienza della politica in termini soltanto probabilistici e statistici».

Giacomini. «Le colpe di molte azioni sbagliate o inefficaci vengono date ai politici, ma spesso i politici propongono soluzioni poco razionali che vengono apprezzate dai cittadini e premiate con il voto».

Cacciari. «È così, e in democrazia piú che in qualsiasi altro regíme. Simmel parlava di una complicità fra il potere e i “sudditi”, anzi diceva che il concetto stesso di “suddito” è assurdo perché comporta una subordinazione che poi nei fatti è molto relativa. La politica sarà tanto più razionale quanto più si baserà sulla conoscenza dello stato delle cose e renderà comprensibili i propri progetti, corrispondendo all’etica della responsabilità in senso weberiano. Ma, al tempo stesso, il governante è animato anche da una volontà di potenza e deve sempre tener conto del fatto che il governato è abitato da pulsioni, affetti, passioni».

Giacomini «Eppure in democrazia la riflessione conta. A esempio recentemente Napolitano ha rimproverato Renzi di avere personalizzato eccessivamente il referendum costituzionale, il che non ha favorito una discussione nel merito».

Cacciari. «È del tutto giusto che ci siano questi appelli. La democrazia, da Atene in poi, vuole essere uno spazio pubblico, una piazza, in cui attraverso la discussione i governanti e governati si muovono in termini ragionevoli, con la ragione, il logos, discutendo attraverso il linguaggio. Altrimenti perché siamo democratici, se non per questo? Perché riteniamo sia meglio scegliere confrontandosi piuttosto che attendere quello che partorisce il Principe. Questa è l’idea stessa della democrazia. Ma, essendo solo un’idea regolativa, non si potrà mai pretendere che si realizzi in termini soddisfacenti.

Giacomini «Dalla fine della Prima repubblica la politica italiana si organizza non intorno a piani programmatici, ma intorno a leader, prima Berlusconi e poi Renzi. Perché abbiamo bisogno di un leader?».

Cacciari «Abbiamo bisogno di un leader perché viviamo una crisi profonda della democrazia. Questa è la “tragica” realtà. Siccome siamo in un’epoca di trasformazioni molto rapide, ci pare che la democrazia, con le sue procedure, sia sempre più inadeguata ad assumere decisioni efficaci»

Tratto dal “Messaggero Veneto” del 6 ottobre 2016

Author: Gabriele Giacomini